LA CASA: IL RAPPORTO CON LE PROPRIE RADICI

Dr.ssa Sandra Pierpaoli

Il significato psicologico della casa

Essere a casa, tornare a casa, sentirsi a casa sono tutte espressioni che indicano quanto la casa rappresenti un profondo senso di agio personale e di benessere con sé e con l’esterno.

Le pareti fisiche hanno il fondamentale significato di sicurezza sin dai remoti tempi delle caverne, quando i nostri antenati si riparavano cercando protezione e punti di riferimento nei luoghi per loro più facilmente accessibili.

Come sappiamo, gli uomini delle caverne iniziarono a “riempire” le loro “case” con segni e disegni che raccontavano la loro storia, testimoniando il grado di evoluzione personale e sociale che essi avevano raggiunto. Al significato di rifugio sicuro aggiunsero presto quello di spazio dove poter esprimere ciò che psichicamente era per loro più importante: le pareti delle caverne divennero espressione, narrazione, specchio dei contenuti affettivi, simbolici, comunitari e dunque riflesso del mondo interno ed esterno.

Non diversamente, seppure in modo più articolato e complesso, oggi la casa è il luogo che meglio rappresenta la personalità di chi la abita, dalle sue parti più segrete e recondite a quelle condivise con gli altri.

Si potrebbe fare il ritratto psicologico di una persona o di una famiglia, osservando con attenzione, senza giudizio, ma con occhio ricettivo, la disposizione dei mobili, i quadri alle pareti, il numero e il tipo degli oggetti, i colori prescelti, l’ordine o il disordine, le parti maggiormente curate, se quelle private o quelle di rappresentanza sociale, gli odori , l’illuminazione… e si potrebbe andare avanti.

Dunque la casa è sicurezza, è espressione di sé, ma è anche spazio vitale, da vivere soli o da imparare a condividere con qualcun altro.

Immaginare la propria casa: il caso di Elena

La casa come spazio vitale inizia ad esistere all’interno della persona, prima che nella sua realtà materiale e concreta, anche se questa ha il potere di influenzare pesantemente la rilassatezza interiore.

E’ quello spazio intimo e privato che esiste in ognuno di noi, ma che è stato spesso leso ed invaso.

Elena, fin da bambina, non aveva avuto uno spazio fisico per se stessa, all’interno della propria casa. Condivideva la stanza con le sue sorelle, quando andava bene, perché in alcuni periodi aveva dormito insieme a loro in un’unica grande stanza con i genitori e la nonna.

Ma ciò che aveva privato Elena della sensazione di possedere uno spazio interiore autonomo ed arioso, era stata soprattutto la continua invasività nei suoi spazi psicologici degli altri componenti della famiglia, che sovrapponevano i propri bisogni, le proprie richieste e in generale le proprie voci a quelli di Elena. La quale era cresciuta con una forte contrazione muscolare nel plesso solare e con una grande difficoltà a respirare profondamente.

Ora si trovava in un momento particolare, perché aveva scoperto che sua madre, con la quale ancora abitava, aveva un nuovo compagno. Ciò l’aveva fatta sentire particolarmente minacciata, con il timore di essere nuovamente invasa da un estraneo o addirittura mandata via.

L’esercizio di immaginare la propria casa è stato di grande aiuto per Elena.

Ha iniziato a vedere la casa dall’esterno, collocandola nel paesaggio a lei più consono. Poi è entrata a scoprire i diversi ambienti che la componevano, soffermandosi in ognuno a conoscere e ad esplorare. Ha trovato stanze piacevoli e luminose e stanze buie e da risistemare. Ha dato ad ogni camera la sua funzione, ha deciso dove sostare e dove sorvolare.

La visita è durata un’intera seduta.

Trovare uno spazio interiore privato dove far entrare solo chi desiderava e quando lo voleva lei, ha portato ad Elena un grande beneficio.

 Sul piano corporeo alla fine dell’esercizio Elena sentiva che si era creato uno spazio al livello del diaframma, che aveva aperto il suo respiro. La contrazione cronica con la quale era abituata a convivere si era sciolta un po’, il respiro era diventato più profondo e la zona del plesso solare si era ammorbidita ed ampliata.

Sul piano emotivo, Elena si sentiva ora più tranquilla, il senso di minaccia con la quale era arrivata si era dileguato e una nuova sicurezza si era impossessata di lei: nessuno può portarmi via questo spazio e nessuno può entrarci se non lo voglio io.

Condividere lo spazio vitale: il caso di Antonio e Alessia

Antonio e Alessia convivevano da alcuni anni quando si sono rivolti a me.

Vivevano insieme nella casa di Alessia, dove lei già abitava prima che Antonio si separasse e lasciasse la casa dove aveva abitato con la moglie.

Pur amandosi molto ed essendo molto motivati a continuare il loro rapporto, Antonio ed Alessia avevano continui conflitti a causa degli spazi fisici da condividere: Antonio si lamentava di non avere un armadio per sé, né un armadietto per il bagno e di sentirsi oppresso dagli innumerevoli libri di Alessia. Alessia, viceversa, aveva l’ impressione di fare spazio al suo compagno, dato che aveva spostato i suoi vestiti, portato molte sue cose in cantina e ridotto considerevolmente il numero di cassetti per la biancheria e si sentiva terribilmente pressata dalle continue richieste di Antonio, fino ad avvertire la sensazione che lui desiderasse impadronirsi di tutto e cacciarla fuori di casa.

Questo la faceva arrabbiare e chiudere, fino a non sentirsi più disposta a concedere altro.

Soltanto quando entrambi incominciarono a capire che il problema non era di tipo materiale, le cose iniziarono progressivamente a cambiare: Antonio iniziò a riconoscere quanto l’aver perso la propria casa lo facesse sentire arrabbiato e amareggiato e quanto avesse bisogno di sentirsi accolto in un modo speciale nello spazio della sua compagna, alla quale indirettamente chiedeva di aiutarlo a ricostruirsi uno spazio vitale in questa nuova situazione; Alessia incominciò a capire che la rabbia di Antonio non la faceva sentire riconosciuta per tutti i suoi sforzi e anzi che si sentiva invasa nel proprio spazio vitale dalle sue continue richieste .

Fu necessario per Antonio elaborare il lutto della casa perduta, con tutti i suoi significati: aveva infatti impiegato molti anni della sua vita a costruire quella casa, facendo sforzi economici notevoli, e ora l’aveva dovuta “lasciare” per raggiungere Alessia. Dovette perciò rendersi conto della sua rabbia verso Alessia, ogni qualvolta lei non si dimostrasse più che disponibile e della sua pretesa che in qualche modo lei lo risarcisse con un’accoglienza senza fondo.

Alessia dovette lavorare sul suo sentirsi invasa e minacciata , sulla paura che la richiesta dell’altro la mangiasse, le togliesse il respiro e lo spazio vitale. Inoltre dovette rendersi conto che non essere riconosciuta nel suo dare la faceva arrabbiare ciecamente e la faceva ritirare dalla relazione con l’altro, togliendogli tutta la sua fiducia.

Ma solo quando riuscirono a capire il punto di vista dell’altro avvenne lo scatto: Antonio imparò a riconoscere le cose che Alessia faceva per lui con amore e Alessia si dispose verso il suo compagno con maggiore comprensione, aiutandolo a ritrovare l’equilibrio perduto.

Il sogno ricorrente di una casa

E’ molto frequente sognare in modo ricorrente una casa nella quale si abitava, spesso da bambini o a volte anche in fasi successive ma precedenti a quella attuale.

Quando la stessa casa ci viene a trovare con frequenza nei sogni, essa ci sta parlando con molta probabilità di qualche basilare aspetto di noi, profondamente radicato, che rappresenta una fondamentale sicurezza, che non è più adeguata alla realtà attuale, ma dalla quale tuttavia è molto difficile separarsi.

L’attaccamento ad una casa che non c’è più, ma che si ripresenta in modo ricorrente, parla dell’attaccamento a qualche aspetto di quella fase della vita che non è stato ancora elaborato e superato. Il sogno porta alla coscienza il bisogno di modificare equilibri ormai sorpassati, ma che restano imperanti nella nostra vita.

E’ buono chiedersi cos’è che risulta così difficile cambiare.

Cambiare casa

Sognare o pensare di cambiare casa sta esprimendo invece l’impellente bisogno di una trasformazione profonda . Così come sognare o pensare di cambiare la disposizione dei mobili anche in una sola stanza.

Da quanto detto fin qui, risulta chiaro che la casa rappresenta equilibrio, sicurezza, solidità, radici.

Cambiare casa apporta una notevole trasformazione non solo nella realtà concreta delle persone, con la conseguenza di modifiche di abitudini, orari, punti di riferimento.

 Apporta anche e soprattutto una rivoluzione nel proprio equilibrio interiore, che si modifica e cambia, conducendo sempre ad affrontare una fase della vita nuova.

Ciò spiega perché le persone anziane hanno tanta difficoltà a spostarsi dal luogo dove vivono ormai da molti anni. Spesso preferiscono restare sole, rifiutando la proposta dei figli di andare a vivere con loro o più vicino, piuttosto che sottoporsi ad un tale cambiamento.

Spesso vorrebbero tornare nel luogo d’origine, dove sono nati, per poter chiudere il cerchio in armonia.